Il futuro delle relazioni nel settore dell’arredamento
E’ iniziata la fase due e TRJ, tra le realtà coinvolte, si interroga sul futuro delle relazioni nel settore dell’arredamento passata l’emergenza COVID19. E non solo.
Sono state elaborate alcune linee guida per la riapertura delle imprese della ristorazione, del turismo, dei servizi, del commercio al dettaglio e quindi degli showroom di arredamento.
Spostando l’orizzonte temporale, ci siamo chiesti come saranno progettati gli spazi nelle fiere? come saranno progettati gli showroom? gli eventi?
Si ridurrà tutto ad un mero rapporto digitale o rimarrà fondamentale il contatto umano?
Al di là delle indicazioni che comprendono l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale e adozione di misure organizzative, come smart working o turni di lavoro, per ridurre al minimo le presenze e garantire il distanziamento tra lavoratori e rispetto a terzi (es. clienti, fornitori, ecc.) come si evolverà questa situazione?
TRJ, sia come agenzia a servizio dei rivenditori del settore dell’arredamento, che come consulenti per architetti e developer, ha impegnato moltissimo tempo nelle ultime 10 settimane tra videoconferenze, webinar, interviste live, incollati davanti agli schermi dei dispositivi per confrontarsi, per imparare, per ragionare sul passato e immaginare un nuovo futuro nel settore dell’arredamento.
Abbiamo chiesto, ad alcuni tra i principali professionisti del mondo del design e dell’architettura, la loro visione sul futuro delle relazioni nel settore dell’arredamento.
“Non credo che si possa pensare al complesso meccanismo della filiera del mondo del progetto riducendolo a un mero rapporto digitale poiché il sistema è fondato sulle relazioni, sugli incontri e sulle presentazioni fisiche dei prodotti. Tutti quando abbiamo appreso dell’annullamento del Salone del Mobile siamo stati molto dispiaciuti. Eravamo praticamente pronti per l’evento principe del mondo del design, quello che scandisce l’anno creativo e produttivo. Il Salone, insieme al FuoriSalone, non è solo un momento cruciale da punto di vista commerciale, ma un appuntamento di confronto della creatività e come tale irrinunciabile per chiunque lavori in questo settore. Ogni attore della filiera – designer, architetti, imprenditori, distributori, istituzioni e tutto il mondo della comunicazione sta cercando di riempire il vuoto lasciato dalla mancanza del Salone e FuoriSalone organizzando in forma virtuale e digitale incontri, conferenze, presentazioni. Ciò non toglie che da 170 interviste che stiamo pubblicando sul numero di Giugno di Interni, in forma cartacea e digitale, sia gli imprenditori che i progettisti sperano di poter tornare al più presto ad una ripresa delle vecchie abitudini. La rivista Interni sta ipotizzando di organizzare in settembre quegli appuntamenti a cui siamo stati abituati da sempre, in occasione del FuoriSalone, con suggerimento di strategie e valori su cui contare, e soprattutto, pur nelle limitazioni post-pandemia, entrare in una fase di completa ripresa che consenta un incontro diretto tra gli attori. La pandemia ha svelato alcune necessità di modificare il modo di relazionarci, ma mi auguro che tali condizionamenti non siano che un’emergenza passeggera” Gilda Bojardi, Direttore responsabile Interni Magazine.
“Il digitale e la tecnologia ci hanno aiutato molto durante questo periodo a stare in contatto con nostri cari, con i nostri colleghi e i nostri clienti. Gia da subito, a Febbraio, abbiamo preso i provvedimenti necessari perché tutto il nostro staff nel mondo e tutto l’eco-sistema in torno all’azienda potesse lavorare in continuità da casa ed in piena sicurezza. Abbiamo addirittura traslocato l’hardware dei nostri progettisti nelle loro case consentendo la totale continuità del loro lavoro. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la tecnologia ed una nuova mentalità. Abbiamo capito ancora di più quanto potente e utile sia la tecnologia che abbiamo a disposizione. Ma abbiamo anche capito che la tecnologia è solo il mezzo, non il fine. Noi non crediamo e non vogliamo che questo periodo fermi lo sviluppo e l’evoluzione ma pensiamo che porterà più centralità e valore all’uomo, al tempo e alle relazioni. Pensiamo che il valore ed il lavoro dietro ad un brand e a dei prodotti, come i nostri, dove c’è grande ricerca sui contenuti, sul lavoro artigianale, ricerca sui materiali e sulle forme, sarà sempre più importante” – Hans Hoegstedt, CEO del prestigioso e sempre innovativo brand inglese Tom Dixon.
Per Francesco Librizzi, che ha fondato il suo studio milanese di architettura, interior design e industrial design nel 2005, “Il rapporto da anni sperimentato a Milano tra Salone e fuori Salone fornisce al nostro settore una grande esperienza. Questa ci fornirà le risposte e i modelli per una relazione diversa in eventi con molto pubblico. Da anni infatti sperimentiamo allestimenti in spazi che sono stati veri e propri prototipi di una relazione innovativa tra pubblico e privato, nuove interpretazioni dello spazio all’aperto, momenti di grande attrattiva. Declinare questa esperienza ci fornirà momenti inediti e formule capaci di non rispondere solo all’emergenza, ma possibilmente in grado di generare nuovi modelli duraturi. Penso che il momento espositivo possa avere grandi opportunità anche nello spazio virtuale, dove vive non solo allo stato di pubblicità, ma anche sotto forma di storytelling, approfondimento, ritratto, veduta panoramica sui marchi e la loro portata. Ma il momento della vendita è profondamente caratterizzato dal contatto umano. Il contatto con gli oggetti in un contesto condiviso crea l’attimo in cui il desiderio prende corpo in un’idea di acquisto. Inoltre senza contatto umano non esiste la trattativa, che è essenzialmente un’arte fondata sulla mediazione personale. Quindi l’idea di fiera fisica rimarrà viva. Bisogna lasciare che la Fiera lasci maturare alcuni dei modelli che al suo interno hanno preso vita in questi anni e non pensi a sé stessa in maniera monolitica“.
Con un’esperienza trentennale in ambito accademico, curatoriale, editoriale e di ricerca l’architetto Luca Molinari, fondatore dell’omonimo studio Studio Molinari, ci indica come il futuro delle relazioni nel settore dell’arredamento dipenderà dal miglioramento dell’experience, attraverso una maggiore cura nella relazione, una migliore qualità e sicurezza del servizio. “Siamo entrati a tutti gli effetti nella Fase2, lo si vede dal numero crescente delle persone per strada e dal rumore che è tornato nell’aria delle nostre città, ma quello che continua a battere nella mia testa così come nei pensieri di migliaia di persone che si occupano di spazi collettivi riguarda come ci comporteremo nei musei, negozi, ristoranti, parchi e palestre da adesso ai prossimi mesi? In questi giorni tutti i giornali si stanno ingegnando a proporre rendering fantasiosi che parlano di plexiglas, vetrate e distanziatori pensando che basti imporre un elemento di questo tipo per rassicurare le persone. Ma non credo che questa sia la direzione da prendere. Da una parte la quarantena ci ha abituati definitivamente a usare gli strumenti digitali in maniera diffusa e più matura. Questo è un punto e da questo non si tornerà indietro. Ma dall’altra noi siamo animali sociali, siamo cittadini e avremo sempre bisogno di relazioni e contatto umano. La questione della distanza e della sicurezza dovrebbero trasformarsi in un aumento della qualità del servizio, in un uso del tempo differenziato e più consapevole grazie all’apporto digitale, in una cura dell’esperienza che faremo in pubblico più ricca e carica di qualità. Credo che, al di là della dimensione immediata, sarà necessario lavorare sul concetto di cura, qualità e sicurezza come servizio primario che ogni gestore potrà offrire, e questo costruirà relazioni più forti nel tempo che potrebbero arricchire nel tempo quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle. Tutto questo potrà avere conseguenze sugli spazi ma credo occorra non correre e osservare quello che avverrà nei prossimi mesi per puntare a trasformazioni ponderate e resistenti nel futuro. Possiamo pensare in termini di qualità, evitando panico e fretta che porterebbero altra confusione. La ricchezza del servizio porterà un aumento della relazione di stabilità con l’utenza e le nostre vite“.
Antonio Iraci, fondatore dello studio Iraci Architetti, che si occupa di edilizia residenziale privata, opere commerciali, industriali e pubbliche, strutture ricettive e di design industriale ci dice che “È stata una pausa, una pausa di riflessione, abbiamo pensato sempre al domani prossimo, abbiamo nel contempo ascoltato i nostri committenti, ci siamo detti insieme di continuare in attesa di rivederci , ma non fermarci, proseguire, proseguire a progettare, a dettagliare, a farci trovare pronti e cosi il periodo di “sosta obbligata” è volata via e nel contempo ci siamo ritrovati subito in rotta con nuovi progetti, abbiamo subito avvertito che la pausa non ha frenato la voglia del “FARE” , nuove proposte ci portano a pensare che l’architettura, l’abitare, è fondamentale per la rinascita, per dimenticare, per riprovare emozioni che essa da, e tutto ciò può ridiventare “frenesia”, momenti di ritrovare il tempo perduto per rivivere lo spazio, quello spazio che genera benessere, lavoro, convivialità, relax , quello spazio che in questo periodo ci è sembrato ai vari livelli, piccolo , ristretto, con unica destinazione d’uso. E allora si ricomincia cercando di guardare cosa è successo e che ancora è nell’aria cercando di dare il giusto valore; il mondo dell’architettura, del design ha in mano paradossalmente una occasione per far valere le regole del vivere, del dare professionalità e di rispondere ai mille dubbi che leggi e leggine arrivate per l’occasione ci ricordano che comunque l’etica sta al primo posto nel rispetto di chi crede in noi“.
Anche per Paolo Bleve, Chief Design Relation Officer di Keywords Design, le fiere e gli eventi manterranno un ruolo fondamentale per le occasioni di incontro “fisiche” ma sarà necessario ripensarle, è il momento di essere audaci e creativi. “In questa emergenza si è aperta una finestra su nuove modalità di lavoro. Le aziende desiderano esplorare i nuovi strumenti digitali, identificando valide soluzioni così da estendere e integrare la propria strategia commerciale, marketing e comunicazione verso un ecosistema di attività e servizi digitali combinati a favore dei nuovi contesti di business. Gli showroom di design e alta gamma saranno i luoghi dove poter vivere la Design Experience del brand e garantiranno sempre più un’attenzione tailor made con l’estensione verso nuovi servizi di progettazione e di customer service, per rendere l’esperienza di acquisto sempre più appagabile“.
Come sostiene Massimiliano Troja, fondatore di TRJ, “tante aziende si sono dimostrate proattive nel cercare di stimolare e indirizzare a distanza architetti e consumatori finali verso le proprie collezioni e filosofie aziendali. Abbiamo interagito quotidianamente con decine tra architetti e nuovi potenziali “leads”, così lo stesso hanno fatto i miei collaboratori e i nostri partner che abbiamo coinvolto nelle varie provincie per i diversi progetti digitali di ogni brand. Da quelle conversazioni, oltre ad aver rilevato uno screening preciso degli umori ed essere stati emotivamente “contagiati” dalla diffusa positività di tanti, abbiamo avuto conferma che qualunque scelta finale legata a progetti di qualità non poteva che passare dalla piacevolezza del contatto fisico con i prodotti e le persone, alla fine del lockdown”.
“Abbiamo definitivamente riscontrato, insomma, che nel nostro settore eventuali scelte di acquisto possono senz’altro essere elaborate con giusta consapevolezza e con un clic da casa, ma non si può concretizzare la vendita, tranne rari casi, se non dopo necessari gesti “fisici”, come provare i divani, accarezzare i tessuti, “sentire” i legni, le materie, verificare le caratteristiche illuminotecniche “dal vivo” di una lampada piuttosto che la comodità di una poltrona. D’altronde i risultati di vendita degli e-commerce specializzati del nostro settore, nelle ultime 10 settimane, non hanno subito un aumento delle vendite, nonostante l’enorme incremento degli accessi ai vari siti. In alcuni casi, piuttosto, si è registrato un calo. Perché se compri un paio di scarpe sai che, con una semplice procedura, puoi riporle senza remore nella confezione originale e richiedere il reso immediato. Per scegliere un letto, un tavolo o un divano, che ti accompagneranno per tanto tempo nella tua vita, ha ancora valore il contatto fisico e la relazione umana“.
Per tutti questi professionisti il futuro delle relazioni nel settore dell’arredamento, una volta passata questa emergenza, sarà ancora contraddistinto dalle emozioni e dai valori che solo il contatto umano e la fisicità delle relazioni possono garantire. Sarà certamente necessario lavorare per migliorare l’experience sia in termini di qualità che di sicurezza della relazione ma il “mondo del design” è pronto ad un nuovo umanesimo, dove al centro ci sarà un rinnovato valore della relazione.
Noi di TRJ affianchiamo gli studi di architettura e gli architetti nelle diverse fasi di creazione ed esecuzione dei loro progetti di interior: suggeriamo soluzioni di arredo e proposte illuminotecniche uniche e personalizzate, adeguate alle specifiche esigenze del progetto
La nostra consulenza tecnica sul prodotto e la capacità di interpretare le richieste trovano concretezza nell’elaborazione grafica delle nostre proposte in termini di space planning, schede grafico-descrittive dei singoli prodotti, verifiche illuminotecniche, render di ambientazione, computi metrici e descrizioni per capitolati.
Il nostro lavoro, a garanzia del massimo risultato, prosegue nelle fasi di cantiere pre e post installazione.
Trj